Il Club Alpino Italiano venne quindi costituito a Torino il 23 ottobre dello stesso anno, quarto per ordine di nascita fra le società alpine europee. L’associazione che vide la luce due anni dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, doveva essere nazionale e tale fu da principio e poi sempre fino ai giorni nostri. In ciò consiste il suo carattere e la sua forza, per cui potè espandersi rigogliosamente, dai 200 aderenti del 1863 ad oggi l'associazione è costituita da Soci riuniti liberamente in Sezioni, coordinate in raggruppamenti regionali: a dicembre 2019 i Soci del CAI risultano essere 327.230, che partecipano alle attività di 507 Sezioni e 309 Sottosezioni appartenenti a 21 gruppi regionali di cui 2 raggruppamenti provinciali (Trentino e Alto Adige) superando così gli eventi storici che cambiarono il mondo della seconda metà dell’800 e del “secolo breve”.
Il carattere nazionale del CAI fu presente nell’idea fondante, e non a caso Quintino Sella volle accanto a sé sul Monviso Giovanni Barracco “onde venisse a rappresentare l’estrema Calabria, di cui è oriundo e deputato”. E’ quindi in quel periodo storico e politico in rapida evoluzione in cui le tensioni e le aspirazioni risorgimentali si erano concretate nell’unità della nazione che il CAI si formò e si diffuse secondo le forme tipiche dell’associazionismo borghese.
Costituito quindi con lo scopo statutario “di far conoscere le montagne, più specialmente le italiane e di agevolarvi le salite e le esplorazioni scientifiche” ben presto iniziò quella funzione catalizzatrice dello spirito unitario intorno a un ideale che tuttora costituisce uno dei valori essenziali della motivazione associativa. Carattere nazionale che non tardò a manifestarsi: ne è emblematica la costituzione, dopo la Sede sociale di Torino e le Sezioni di Varallo e Agordo, nel 1868 della Sezione di Firenze e nel 1871 di quella di Napoli.
Ruolo unitario che svolse con tenacia e continuità fino alla prima guerra mondiale, ampliando sempre più l’adesione presso la società civile, diffondendo la pratica dell’alpinismo e del turismo alpino presso la borghesia in continua espansione, sostenendo la ricerca scientifica, organizzando Congressi nazionali e gite sociali, costruendo Rifugi alpini che, dai 57 edificati prima del 1900, assommano ai 763 attuali per un totale di 23.500 posti letto, costituendo così la più consistente struttura turistica nazionale in quota, nonché curando la pubblicazione del Bollettino annuale e della Rivista mensile. E’ del 1909 l’istituzione in seno al CAI del Club Alpino Accademico Italiano, punta di diamante dell’élite alpinistica nazionale.